Case green, due anni per definire un piano nazionale

Case green, due anni per definire un piano nazionale

Case green, segnate questa data sul calendario: 30 maggio 2026. È la scadenza entro cui gli Stati membri dell’UE dovranno recepire la direttiva sulle case a impatto zero recentemente approvata dal parlamento europeo. L’obiettivo finale è fissato per il 2050, ma per l’Italia, che parte da una situazione di forte ritardo, questa rappresenta una sfida significativa. Il primo passo sarà stabilire un piano.

“Case green, costruire l’efficienza” è stato il tema alcuni giorni fa dell’ultimo talk organizzato da Silverback dedicato alle nuove direttive europee legate al Green Deal.

Viviamo oggi in case vetuste e altamente energivore. “Nel confronto per classi energetiche con altri paesi, siamo agli ultimi posti della classifica”, ha spiegato la ricercatrice Francesca Andreolli. La fonte energetica più utilizzata è il gas naturale, principalmente per la climatizzazione. Questo che fa sì che il settore edilizio abbia un “grosso peso sui consumi totali di energia a livello nazionale.” Il settore civile e residenziale rappresenta il 50% del totale. Edifici poco efficienti comportano bollette più salate e maggior inquinamento. “Il peso delle emissioni dell’edilizia su quelle per uso diretto dell’energia è di circa il 20 per cento.”

Visto lo stato dei fatti, “bene che ci sia anche questa direttiva Case Green che cerca di definire almeno degli obiettivi di lungo termine ma anche intermedi. E che poi lascia agli Stati membri definire il piano per raggiungere questi obiettivi”.

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Case green, finora l’Italia a passo di lumaca

“Il quadro dell’evoluzione delle emissioni è stagnante nonostante l’introduzione di una serie di incentivi dedicati all’efficienza energetica già a partire dal 2007”, ha aggiunto Andreolli.

Anche sul piano sociale gli effetti di queste misure hanno deluso le aspettative. Nonostante le risorse in campo (con il superbonus attivati oltre 100 miliardi di investimenti), le disuguaglianze si sono aggravate. “Le classi di reddito più alte hanno beneficiato più delle classi di reddito più basse del sistema di detrazioni, sia in termini di numero che di importo indiretto”.

Con il recepimento della direttiva sulle case green è necessaria una svolta. “Bisognerà intervenire sulle inefficienze del meccanismo per riuscire ad accompagnare tutte le classi sociali in questo percorso di decarbonizzazione“,

Un altro fattore critico emerso, che rischia di trasformarsi in una barriera economica, è il “disequilibrio tra la bolletta del gas e quella elettrica”, dovuto al fatto che quest’ultima è maggiormente caricata da oneri di sistema, principalmente per le incentivazioni alle rinnovabili. Una contraddizione in termini.

Come ha sottolineato il giornalista Antonio Cianciullo, “il punto è che anche misure corrette dal punto di vista ambientale, se non inserite in un quadro che tenga conto dei vari aspetti sociali e complessivi del sistema produttivo, possono avere effetti distorcenti”. Per le bollette, ad esempio, si potrebbe ipotizzare una maniera più equa di distribuire l’impatto degli incentivi sulle rinnovabili.

Al talk sono intervenuti Elena Stoppioni (ESG Director, Lombardini22), Francesca Andreolli (Ricercatrice Senior Energia ed Efficienza, ECCO think tank), Edoardo Zanchini (Direttore dell’ufficio clima del Comune di Roma Capitale), Fernando Petrivelli (studio legale SAFE Green) e Nicola Moscheni (Project manager, Silverback – Greening the communication).

Per approfondire: Silverback Talk: Case green, costruire l’efficienza

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