“Sulla circolarità dell’economia siamo ancora in una buona collocazione ma miglioriamo lentamente, oppure sono gli altri che stanno correndo più di noi, in particolare Germania e Francia”. Parole di Edo Ronchi, presidente Circular economy network, alla presentazione del sesto Rapporto sull’economia circolare nei giorni scorsi a Roma.
Partendo dai nuovi criteri messi a punto dalla commissione europea, Ronchi ha fatto una analisi dettagliata della situazione italiana.
Consumo dei materiali (minerali, metalli, biomassa, fossili). “Nel 2022 – ha esordito Ronchi – sono stati utilizzati in Italia 810 milioni di tonnellate di materiali: 365 da estrazione interna (soprattutto inerti), 321 da importazione e la parte restante da riciclaggio e riempimento. In particolare: 445 mt di questi materiali sono state utilizzate per la realizzazione dei prodotti, 213 per produrre energia, 151 per prodotti che sono esportati”.
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Circolarità: “Tasso di riciclo al 72% e riciclo imballaggi al 71,7%: primi in Europa”
“Il consumo pro capite di materiali in Italia è di 12,8 tonnellate (minerali, metalli, biomassa, fossili), più basso della media europea (14,9)”. C’è qualche preoccupazione “perché rispetto al 2018 siamo in peggioramento: +8,5%“.
“La produttività delle risorse (unità di pil per kg di materiale consumato) è buona, più alta della media europea ma anche qui siamo un po’ statici rispetto al 2018”. Ottima performance dell’Italia per il tasso di riciclo: “72%, un dato superiore alla media Eu (58). Per il riciclo dei rifiuti urbani siamo in buona posizione (49,2%), un dato di poco superiore all’Europa (48,6) ma dietro alla Germania”.
“L’Italia conferma la leadership per il riciclo degli imballaggi: 71,7%. “Sono otto punti in più della media europea e facciamo meglio della Germania con il 67,9 per cento. Abbiamo anticipato il target del 2030 ma anche quello 2035”.
“Sono 613mila gli occupati nelle attività dell’economia circolare”
Bene anche il tasso di utilizzo circolare della materia, ovvero la quota di materiale riciclato sul totale dei materiali: 18,7% contro l’11,5% europeo. “Siamo solo lievemente sotto la Germania”.
Ronchi ha fatto poi una analisi di alcune attività tipiche per la circolarità dell’economia: riciclo, riutilizzo, noleggio, leasing. “Il valore aggiunto di queste attività è del 2,5% del pil, pari a 43,4 miliardi, la percentuale più elevata d’Italia, il trend è in miglioramento”. Italia nella media per quanto riguarda gli investimenti.
Dopodiché il presidente del Circular economy network si è soffermato poi sul dato degli occupati: 613mila unità. “Si tratta di attività alta intensità occupazionale. Siamo secondi solo alla Germania (785 mila)”.
Diminuiscono di poco le emissioni gas nel settore produttivo, ma sono comunque inferiori a quelle Eu.
“Italia più dipendente dalle importazioni rispetto al resto d’Europa”
Il dato peggiore è quello sulla dipendenza da importazione: “In Italia è molto alta, 46,9%, anche se grazie alla circolarità si è ridotta dal 50.6%, Resta il fatto che siamo a più del doppio della media europea”.
Ronchi ha fatto anche una analisi del contesto globale: “Negli ultimi 50 anni la popolazione mondiale è raddoppiata, passando da 4 a circa 8 miliardi, ma il consumo dei materiali è cresciuto da 30 a 106,6 miliardi di tonnellate: 3,65 volte di più, una velocità quasi doppia rispetto allo stesso aumento della popolazione Purtroppo la circolarità, ossia la quota di materie seconde prime derivate dal riciclo sul totale di questi materiali, cresce, ma non riesce a reggere l’ aumento del consumo di materiali. In percentuale l’indicatore di circolarità addirittura peggiora da 9,1 a 7,2”.
“Le estrazioni e la trasformazione di questi materiali sono responsabili del 50% delle emissioni di gas serra e del 90% della perdita di biodiversità. Se non si cambia modello non dovremo attendersi solo cambiamenti climatici e ambientali, ma avremmo anche seri problemi di prosperità dell’economia e sul benessere, perché questo modello non regge anche dal lato economico e delle prospettive di benessere”.
Nel rapporto un capitolo è dedicato alle terre rare, importantissime per la transizione energetica e digitale: “Ne abbiamo censite 34. Ebbene l’85 per cento delle terre rare leggere e la totalità delle terre rare pesanti impiegate dipendono da esportazioni cinesi”.