“Ci abitueremo tutti presto a vedere intorno a noi e a viaggiare su mezzi del trasporto pubblico senza autista”. O meglio, “guidati letteralmente dall’intelligenza artificiale”.
È la previsione uscita dal XVIII convegno nazionale di Asstra, l’associazione delle aziende di trasporto pubblico in Italia, il 15 e il 16 aprile. Tra conferenze e tavole rotonde è stato presentata una indagine su AI nella prospettiva degli utenti del Tpl, e più in generale della popolazione italiana.
Lo studio analizza possibili applicazioni dell’AI nel trasporto pubblico: sicurezza (manutenzione predittiva sui mezzi, monitoraggio di strade e infrastrutture); comfort (personalizzare orari e percorsi); lotta alle frodi; customer care e la guida autonoma. Mentre per i primi 4 scenari i commenti sono praticamente unanimi ed entusiastici, l’ultimo (un autobus o un treno senza conducente) riscuote invece qualche resistenza. “In particolare nel segmento di popolazione italiana più tradizionalista, che però è anche quello che usa di più autobus, treno e metro”. Secondo quanto spiegato, i timori di parte dell’utenza rispetto alla guida autonoma cadranno facilmente con una adeguata campagna di informazione.
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AI e guida autonoma già realtà a Miami, Phoenix, Los Angeles, Tokyo
“L’AI nella guida autonoma è già tra noi”, ha spiegato Carlo Berruti, market research director GPF Inspiring Research. Due esempi: i self driving taxi a San Francisco (“un progetto Waymo, spinoff di Google, nato nel 2009”) e Uber driverless “già attivo a Miami, Phoenix, Los Angeles, Tokyo e Mountain View”. Ecco la testimonianza di chi se ne serve, riportata al convegno: “Non devo nemmeno stare a dubitare delle decisioni e della capacità di prendere decisioni del guidatore, mi fido più dell’intelligenza artificiale”.
Ma da cosa derivano i timori verso la guida autonoma e come è possibile dire con certezza che gli scettici si ricrederanno? Berruti ha fatto un esempio legato alla storia: “Nulla di nuovo sotto il sole, è qualcosa che fu già affrontato agli albori del tpl. Il prossimo anno si celebreranno i 200 anni della nascita ufficiale della ferrovia, la locomotiva a vapore di George Stephenson. Nel 1825 il pubblico era così spaventato di avere un qualcosa di meccanico che avanzava da solo senza cavalli che fu necessario far anticipare ogni treno da un cavaliere”.
Intelligenza artificiale e trasporto, la lezione di George Stephenson
“Questo portava una bandiera e un cartello che in latino recitava: periculum privatum utilitas publica. Nel giro di qualche mese il cavallo non servì più, perché gli utenti si abituarono al treno marciava da solo. È quello che succederà anche oggi: quando gli utenti vedranno attorno a se e utilizzeranno anche un Tpl guidato letteralmente da AI, allora cambierà tutto”.
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“La ricerca ha restituito un quadro articolato, con una immagine e un percepito dell’AI nell’opinione pubblica soggettivi e variegati – ha concluso Berruti -. Il portato della rivoluzione in atto è enorme con effetti virtuosi anche nel mondo del lavoro, nel Tpl, come in altri ambiti. L’Ai consentirà l’evolversi di nuove professioni e competenze, con oneri e mestieri più logoranti sempre più demandati all’AI. Perché tutti siano on board occorre che i kay stakeholder pongano in essere azioni di informazione e sensibilizzazione sul ruolo, portata e potenziale dell’AI nel tpl, accompagnando l’utenza alle novità, come 200 anni fa George Stephenson dovette fare con la sua locomotiva”.